15/16/17 Giugno 2018

FESTIVAL SINTO GIPSY&GIPSYJAZZ

FESTIVAL SINTO GIPSY&GIPSYJAZZ
2018 ANNO EUROPEO DEL PATRIMONIO CULTURALE.
Che nell’insieme di cose, beni e nel particolare rilievo storico, culturale ed estetico, costituisce anche la ricchezza della relativa popolazione sinta.

IL PATRIMONIO CULTURALE
Il valore culturale dello spettacolo dal vivo e alimentato anche dall’importanza artistica, storica e architettonica di molte dei location in cui esso è organizzato. L’integrazione tra spettacolo e patrimonio culturale può produrre una serie di effetti positivi, tra cui: l’espansione della domanda di cultura formulata dai residenti e dai visitatori; le opportunità creative e finanziarie che di conseguenza vengono a crearsi sul territorio provinciale; la possibilità di promuovere il turismo culturale; il coinvolgimento dei residenti da parte di operatori e di organizzatori dello spettacolo.

MUSICA SINTA
La musica Sinta, preservata, divulgata e tramandata da generazioni, era ed è ancora oggi il miglior strumento di comunicazione con la popolazione maggioritaria mondiale.

L’Associazione Nevo Drom – (nuova Strada ) che indica la volontà di cambiare e di intraprendere un nuovo cammino per garantire il futuro migliore ai propri figli e alla popolazione Sinta, è l’Associazione Sinti nel Mondo, Organizzano per i giorni 15/16 Giungo 2018 a Bolzano, il 17 giugno 2018 a Merano (BZ) il primo festival Sinto Gipsy&GipsyJazz in Alto Adige con musiche rigorosamente tradizionali Sinte – Gipsy&GipsyJazz – in due città Altoatesine, Bolzano e Merano.

SCOPO PRINCIPALE.
Con il Festival di musica Gipsy&GipsyJazz, si vuole attivare dei rapporti di collaborazione con la popolazione maggioritaria al fine di portare alla conoscenza della cultura sinta e di combattere, prevenire e contrastare ogni forma di comportamenti e azioni xenofobi e discriminatorie, soprattutto sotto forma razziale, ecco che lo scopo di questo evento nasce per rafforzare le azioni di sistema in ambito provinciale, finalizzate alla diffusione della conoscenza e consapevolezza della musica sinta. La musica unisce le estrazioni sociali, le provenienze, abbatte le disuguaglianze e le differenze scompaiono, essa può benissimo essere usata come strumento da utilizzare per favorire l’accoglienza, l’integrazione e l’interazione, lo scambio tra culture e saperi.  Inoltre, come tutti sappiamo, la musica favorisce la comunicazione, il dialogo, valorizzando le identità e le differenze, catalizza l’incontro tra culture diverse, permette di scoprire se stesso attraverso l’altro generando un cambiamento totale.

COMPETENZA CULTURALE
Gli elementi delle associazioni sinte altoatesine dagli anni ’80 al 2005, sono stati impegnati nella creazione di eventi musicali, sociali e culturali per salvaguardare e portare alla conoscenza di tutta la cittadinanza europea, l’identità tradizionale sinta – vedi le varie edizioni create dalla storica famiglia Gabrielli/Adelsburg – Festa dello Zingaro, eventi teatrali con musica e giochi di prestigio, feste pubbliche e private, festival con concerti e danze tradizionali, vari eventi piccoli e grandi. Dal 2005 a oggi sono definiti tra gli unici rappresentanti per l’impegno svolto sia a livello provinciale, nazionale, e internazionale.
FESTIVAL SINTO
Con queste competenze, s’intende presentare il Festival musicale Gipsy&GipsyJazz, che include momenti artistici e vede la partecipazione di diversi musicisti Sinti provenienti da varie regioni europee, che si esibiranno a Bolzano per due giorni e ha Merano l’ultimo giorno per la chiusura del Festival.
Un festival dove si porterà cultura, arte, tradizioni e folklore in un’atmosfera tutta Gipsy, dove si potrà ballare e farsi trasportare da una coinvolgente e sensuale danza sinta e da misteriose tradizioni Sinte, rivivendo le atmosfere dei grandi film e dei telefilm incontrandone il mistero della cultura e della spiritualità che farà sognare e trasportare dall’atmosfera calda e magica vista dall’interno secondo il proprio punto di vista.

I musicisti Sinti che parteciperanno al Festival, saranno i migliori musicisti del genere Gipsy&GipsyJazz provenienti da regioni europee, con particolare riguardo ai giovani, che portano avanti questa grande tradizione, nata con il genio di Django Reinhardt, che era uno dei musicisti che ha influenzato la musica europea, creando una propria scuola di GipsyJazz europeo e che può essere considerato il padre del GipsyJazz anche attuale.
Django Reinhardt era la più grande figura che e andato oltre, facendo una cosa veramente nuova, combinando la tradizionale musica gipsy con il Jazz americano e la musica francese, Django Reinhardt ha creato il GipsyJazz che ha conquistato tutto il mondo e che ancora oggi tanti musicisti, sinti e non, la sta portando in giro per il mondo senza mai più abbandonarla.

PROGRAMMA
Il Festival Sinto, sarà diviso in tre serate, tutti i gruppi si esibiranno con la propria musica sinta in forma pubblica, con l’ingresso gratuito, in modo da essere accessibili a tutta la cittadinanza, con brevi interventi sulla nascita, storia ed evoluzione in generale dei sinti sparsi nel mondo.

Dove sarà possibile, sullo sfondo del palco a ogni esibizione, saranno proiettate delle immagini che raffigurano il mondo Sinto. (Slide di carovane, di personaggi famosi sinti, filmati e tanto altro)

Per giorno dell’apertura del Festival, e stata scelta la capitale dell’Alto Adige, Bolzano, dove i gruppi si esibiranno in un unico concerto, alternandosi uno a uno per poi proseguire all’ultimo giorno, nella città di Merano, dove sarà proiettato in lingua tedesca, l’ultimo film dedicato al grande musicista sinto Django Reinhard, i musicisti Sinti che si sono esibiti nella capitale della provincia, si ritroveranno per alternarsi in un concerto finale, esibendosi con le proprie melodie scelte tra le più belle delle loro interpretazioni tradizionali Sinte, per allietare e salutare tutti i cittadini presenti.

Gli eventi sono dedicati a varie tipologie di pubblico, per raggiungere il maggior numero di persone nei differenti ambiti culturali, si pubblicizzerà tramite; web, Facebook, internet, quotidiani locali, radio, tv, manifesti, volantini, brochure e ogni forma pubblicitaria.

Ogni evento, mostrerà vari aspetti della cultura sinta, aspetti che, citando l’antropologo Leonardo Piasere, sono stati definiti come mondi, infatti, si ritiene fondamentale capire che il “nostro” mondo non è altro che un insieme di tanti mondi diversi, tutti pari per dignità.

CHI SONO I SINTI
Parlare di Sinti rimanda troppo spesso a concetti di marginalità sociale e devianza, in sintesi a problematiche sociali, anche se i sinti rappresentano soltanto uno fra i numerosi gruppi che in genere sono identificati spregiativamente come “zingari” e che, pur a volte differenziandosi notevolmente per cultura e stili di vita, spesso subiscono le stesse stigmatizzazioni, e per superare gli stereotipi negativi e neutralizzare l’elevato stato di conflitto sociale che spesso questi stessi stereotipi causano, le popolazioni Sinte, pur vivendo spesso sulla propria pelle situazioni di profondo disagio, marginalizzazione e discriminazioni anche razziali, sono anche ricche di culture vive e talenti che si conoscono poco o niente, e nell’anno europeo del patrimonio culturale, per celebrare la diversità e la ricchezza del patrimonio culturale sinto, si vuole rendere omaggio a queste culture, facendo loro occupare lo spazio che meritano, creando quindi momenti d’incontro e dì dialogo interculturale tra la popolazione maggioritaria e queste altre culture con la propria musica tradizionale sinta.

LA MUSICA DEI SINTI
Tramandata da generazioni da padre a figlio, ed essa è nata in un cuore Tzigano. La storia ci insegna di quanto quest’arte abbia influenzato positivamente molti personaggi appartenenti alla popolazione maggioritaria mondiale, appassionandosi e dedicandosi incondizionatamente a questa musica, costatando ancora oggi che è la strada migliore da percorrere per contrastare la discriminazione razziale, conoscersi e creare momenti di unione, diffusione, sensibilizzazione, e il rispetto alla cultura e tradizione Sinta. Per questo motivo, all’interno del festival musicale, sono previste anche altre forme di trasmissione della cultura, materiali che possano informare la cittadinanza sulla cultura Sinta, tra le quali soprattutto la storia della vita del famoso chitarrista sinto Django Reinhardt.

DJANGO REINHARDT.
Diane Tong, nell’introduzione al suo «Storie e fiabe degli Zingari», raccontano di come nei campi di sterminio tedeschi durante la seconda guerra mondiale, alcuni Sinti che vi erano imprigionati tentarono di salvarsi spacciandosi per Django Reinhardt. Nessuno può dire con sicurezza se poi qualcuno di questi tentativi sia stato baciato da buona sorte, di sicuro però non si trattava di tentativi campati per aria: forse era davvero legittimo sperare che anche il mostro nazista avrebbe risparmiato lo Zingaro Reinhardt, il più grande jazz man europeo, il chitarrista analfabeta «dalle otto dita». Reinhardt, il cui vero nome pare fosse Jean Baptiste, era nato a Liverchies, in Belgio, nel 1910. Era nato in un carrozzone manouche accampato alla periferia della città e certo nessuno, tra la sua gente, avrebbe potuto immaginare che un giorno la sua storia sarebbe diventata una delle leggende più nitide ed espressive della musica jazz. Imparò, sin da bambino, a suonare sia la chitarra sia il violino, ma abbandonò quest’ultimo dopo che un incendio del suo carrozzone gli provocò una grave menomazione alla mano sinistra: perse l’uso di due dita, un incidente che avrebbe decretato la morte musicale di tanti altri ma non del ragazzo manouche che accentrò i suoi sforzi sulla chitarra. Per lungo tempo Reinhardt continuò a vivere la solita vita che il destino sembrava aver tracciato per lui: la vita nomade, fatta di continui spostamenti e d’improvvisati concerti di piazza. Fu proprio in uno di questi concerti, alla periferia di Parigi, che fu notato da un gruppo di musicisti francesi. Arrivò in questo modo il primo ingaggio: il musicista analfabeta (non sapeva leggere le note sul pentagramma), venne assunto nell’orchestra di André Ekyon, un sassofonista francese di una certa notorietà. Nel 1934, insieme ad un altro giovane musicista particolarmente dotato, il violinista Stephane Grappelly, costituì il «Quintette de l’Hot Club de France», un gruppo composto prevalentemente da strumenti a corda. Secondo il parere dei più accreditati musicologi l’immediato ed enorme successo dell’Hot Club de France, ma in particolare di Reinhardt che del gruppo era il vero trascinatore, stava tutto nelle sue invenzioni a metà strada tra il lirico e il barocco, nelle sue volate a note singole e negli episodi «ad ottave parallele». Tra il 1935 ed il 1939 il chitarrista «dalle otto dita» suonò ed incise con tutti i grandi jazzisti americani in tournée per l’Europa: Rex Stewart, Dickie Wells, Coleman Hawkins, Benny Carter, Barney Bigard, Eddie Shout, Bill Coleman. I suoi dischi si vendevano dappertutto, anche in quell’Italia fascista nella quale, a causa dell’ostracismo del regime alla musica jazz, l’Hot Club de France venne ribattezzato col nome «l cinque diavoli del ritmo». Allo scoppio del conflitto mondiale il gruppo si scioglie, per poi venire rifondato dallo stesso Reinhardt con una diversa composizione strumentale: clarinetto, due chitarre, contrabasso e batteria. Nel 1946 il musicista Sinto venne invitato negli Stati Uniti, per una serie di concerti con Duke Ellington. Negli ultimi tempi, morì nel 1953, si era parzialmente avvicinato al bebop e aveva preso a suonare con la chitarra elettrica: alla sua morte lasciò un vastissimo patrimonio musicale destinato ad influenzare a lungo sia il jazz europeo che quello d’oltre oceano. Su di lui restano numerosi aneddoti che, più ancora del parere tecnico dei musicologi, testimoniano delle sue origini Sinte: l’assoluta incapacità di accumulare denaro, la generosità verso tutti coloro che si trovavano in difficoltà, la resistenza ad imparare il linguaggio del pentagramma, la coscienza del trascorrere del tempo non vincolata alle lancette di un orologio (perdeva facilmente la coscienza del tempo ed una volta arrivò in ritardo persino ad un concerto con Duke Ellington).
Probabilmente non è un caso che il più famoso musicista di origini Sinte di questo secolo abbia trovato tutta la sua grandezza nella musica jazz: forse solo essa, musica dei ritmi interiori dell’anima, poteva accogliere pienamente quanto Reinhardt aveva da insegnare; non tecniche, probabilmente, e neanche stereotipi musicali già datati e assimilati, ma sicuramente, un atteggiamento verso «il fare musica» che era proprio della sua gente.

STORIA – I MUSICI ERRANTI SINTI:
La genesi dei Sinti musicisti, così come l’abbiamo conosciuta in ambito storico-letterario, comincia proprio con la musica: Musici, secondo Hamzah d’Hispahan nella sua Storia dei re di Persia, erano i dodicimila Zott arrivati alla corte di Behram-Gor. E qui si parla, beninteso, di parecchi secoli prima che i Sinti si diffondessero in Europa, e la storia dei musici erranti per le corti europee è stata invece ben documentata e ben riassunta dal De Foletier, secondo il quale essi avrebbero incontrato i maggiori successi nei Paesi dell’Europa centrale e orientale. Nota», per l’incoronazione dell’imperatrice Maria Luisa. Sempre in Ungheria le orchestre zigane accompagnavano i reggimenti degli Ussari, con arie, secondo Mérimée che aveva potuto udirle nelle feste paesane, che facevano «… perdere la testa alla gente del paese. Comincia con qualche cosa di molto lugubre e finisce con una gaiezza folle che conquista tutto l’uditorio, il quale batte i piedi, spacca i bicchieri e balla sulle tavole». Anche nella Russia degli Zar non esisteva corte o festa senza canti e danze zigane. Scrisse Liszt, dopo un viaggio a Mosca, che le Zingare: «Hanno il loro posto negli archivi delle prime famiglie dell’Impero… Sono diventate il terrore delle madri e dei tutori. Si narra di più di un principe che avrebbe divorato con loro nel corso di qualche estate tutto il suo patrimonio di milioni in feste e festine, danze e bevande, gioie e delizie». Aleksandr Puskin, il grande poeta rivoluzionario che a causa dei suoi epigrammi fu mandato al confino, viaggiò con essi, dormì con essi e su essi scrisse tra il 1821 e il 1823 il poema «Zingari». Di Zingari parlò anche il grande Leone nelle sue opere (I due Ussari). Anche la letteratura spagnola fu ammaliata dall’arte musicale gitana, la musica gitana, più delle altre espressioni musicali zigane, è legata intimamente con la danza. Secondo il De Foletier. «Se la musica degli Zingari è soprattutto una musica strumentale in Ungheria e una musica vocale in Russia, in Spagna essa è in stretta relazione con la danza».
Danza, musica, canto: tre espressioni, tre veicoli di comunicazione, forse i più potenti nelle mani dei Sinti, che per interi secoli hanno invaso la vita e l’arte dei gagé.

 

 

21 luglio 2018

Le associazioni Sinte del Trentino Alto Adige

NEVO DROM – SINTI NEL MONDO – U GIAVEN – NEVO DROM TN

Organizzano una Manifestazione con Corteo per portare un messaggio informativo alle Politiche del Governo attuale ed Europei per il giorno 12 luglio 2018 dalle ore 09 alle ore 12.00 – Via Museo – Via dei Portici – Piazza del Municipio Bolzano.

SINTI SI – MA ITALIANI E ALTOATESINI AL 100 PER 100

Come tutti i cittadini italiani, anche noi Sinti Italiani, siamo stati denunciati ai nostri Comuni quando siamo Nati, abbiamo la nostra Carta Identità e Patente di Guida italiana, abbiamo il nostro Codice Fiscale, al normale censimento italiano, censiscono anche noi Sinti come cittadini italiani, allora ci chiediamo, perché un censimento solo per noi Sinti e Rom ? l’attuale governo Salvini… vuole tornare all’anno 1926, quando il fascismo comincio a schedare tutte le popolazioni Sinti e Rom, considerandoli un problema solo perché Sinti !! E fare come Mussolini, che nel 1938 fece approvare le leggi razziali!!Noi sinti diciamo No il ritorno al futuro, No al fascismo razzista e No alle schedature per Sinti Italiani.Programma. Ritrovo davanti al Museo di Via museo, dove si parte con il corteo, accompagnato da musica dal vivo, suonata con violini e chitarre per tutta Via Museo, Via dei Portici fino ad arrivare in Piazza del Municipio di Bolzano.Dove il Corteo si fermerà ad ascoltare i dibattiti informativi diretti ai Premier Conte, Salvini, Di Maio e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a tutti i cittadini presenti.I musicisti che vorranno esibirsi, continueranno a suonare dal vivo fino alla fine delle manifestazioni.

12 aprile 2018

UNAR – Roma

Piattaforma Nazionale Rom e Sinti
ore 13.30-17.30

Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sala Monumentale, II Piano, Largo Chigi 19, Roma

Programma

– Registrazione e apertura lavori  – Luigi Manconi – Direttore Generale UNAR

– Aggiornamento Strategia Nazionale RSC (progetti in avvio; processi di partecipazione e consultazione: individuazione delegati e partecipanti di associazioni a gruppi di lavoro istituzionali – Comitato di Sorveglianza Programma Rete Rurale Nazionale; contributi per la redazione dell’Annual Report 2017 alla Commissione Europea)

– Presentazione Progetto ToBeRoma (finanziato da Commissione Europea): discussione su modalità di impostazione degli incontri e individuazione territori

– Interventi partecipanti – discussione – Iniziative sul tema della memoria e la conoscenza del genocidio dei Sinti e dei Rom – Conclusione e Prospettive – Organizzazione e programmazione dei successivi incontri della Piattaforma Nazionale RSC

11 aprile 2018

UNAR – Roma

Piattaforma Nazionale Rom e Sinti
 ore 14.00-17.00

Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sala del Parlamentino – Via della Ferratella in Laterano 51, Roma

Programma

– Registrazione e apertura lavori – Aggiornamento attività Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti, Caminanti – Coinvolgimento giovani – Iniziative su memoria, storia, cultura – Segnalazione situazioni discriminazione, antiziganismo, buone pratiche (a livello locale)

18 Febbraio 2018

Giorno della Memoria 

2018 ANNO EUROPEO DEL PATRIMONIO CULTURALE.
Che nell’insieme di cose, beni e nel particolare rilievo storico, culturale ed estetico costituisce la ricchezza della relativa popolazione.

GIORNO DELLA MEMORIA LA DEPORTAZIONE DEI SINTI, DEI ROM E DEGLI EBREI
L’Associazione Nevo Drom per domenica 18 Febbraio, organizza un convegno/dibattito per ricordare il Porraimos subito dai Sinti, Rom ed Ebrei durante la seconda guerra mondiale, con questo evento della memoria vuole portare al sapere della popolazione maggioritaria tutto quello che e successo nella seconda guerra mondiale, invitando dei relatori d’etnia Sinta, d’etnia Rom e d’etnia Ebraica, che illustreranno tutto quello che e successo ai Sinti, Rom ed Ebrei durante la seconda guerra mondiale, la deportazione dal ex campo di concentramento di Bolzano ad Auschwitz – Birkenau. Ci illustreranno quello che e successo in italia, da dove sono partiti i deportati, i campi di concentramento italiani, la partenza per giungere nel campo di Bolzano per poi essere smistati in vari campi sparsi in Europa.

Programma:
Ore 17.00 – Saluti delle autorità:
Vice Presidente Dott. Christian Tommasini, Assessore Dott. Sandro Repetto, Assessora Dottoressa Martha Stocker.

Apertura con il dott Alessandro Huber – Breve introduzione musicale sinta. – Dibattito:

Presidente Associazione Sinta
Persona D’etnia Ebraica
Presidente Dottoressa Dijana Pavlovic Milano.

Ore 19.30 saluti
Buffet gratuito con musica Sinta.

20.30 chiusura evento

BREVE RELAZIONE – Giorno della Memoria
18 febbraio 2018

Nel Giorno della memoria, la deportazione dei sinti, dei rom e degli ebrei di domenica 18 Febbraio, svolto per ricordare il Porraimos subito dai Sinti, Rom ed Ebrei durante la seconda guerra mondiale, a visto la partecipazione di un gruppo dei ragazzi e componenti dell’associazione Deina che hanno partecipato al viaggio del Treno delle Memoria e varie persone d’etnia sinta e della popolazione maggioritaria, inoltre hanno partecipato con interventi diretti, l’assessora Dottoressa Martha Stocker delle provincia di Bolzano, il dott. Luigi Spagnolli, il dott. Primo Schoenberg, il dott. Guido Margheri, Dott. Karl Tragust, consiglieri e esponenti comunali e provinciali, con vari interventi del pubblico, sia di sinti e sia dei non sinti.

Con questo evento abbiamo potuto portare al sapere al pubblico, presente tutto quello che e successo nella seconda guerra mondiale, e del viaggio del Treno della memoria Auschwitz – Birkenau e della partecipazione al viaggio di un gruppo di Sinti altoatesini.

Gli interventi dei relatori a tenuto tutto il pubblico presente e attento a tutto quello che si raccontava.

Alla fine dell’evento tutte le persone presenti, sinti e non sinti, si sono fermati ad assaggiare il buffet tipico sinto e ad ascoltare alla musica sinta, con interventi canori anche da parte di qualche persona del pubblico presente.

Il Lager di Bolzano – Gries

Dal luglio 1944, resosi insicuro il campo di concentramento di Fossoli, nei pressi di Carpi (Modena), le deportazioni continuarono dal nuovo campo di Gries – Bolzano. Progettato per 1.500 prigionieri su di un’area di due ettari, con un blocco esclusivamente femminile e 10 baracche per gli uomini, fu successivamente ampliato e raggiunse una capienza massima di circa 4.000 prigionieri.

Poté contare sui Lager satellite di Bressanone, Merano, Sarentino, Campo Tures, Certosa di Val Senales, Colle Isarco, Moso in val Passiria e Vipiteno.

Il campo era gestito dalle SS di Verona, comandato dal tenente Titho e dal maresciallo Haage che già avevano svolto gli stessi incarichi a Fossoli. Alle loro dipendenze una guarnigione di tedeschi, sudtirolesi ed ucraini (questi ultimi, giovanissimi, tristemente ricordati per il loro sadismo).

Furono internati a Gries soprattutto prigionieri politici, partigiani, ebrei, zingari e prigionieri alleati. Tra le donne molte le militanti antifasciste, le ebree, le zingare, le slave e le mogli, le sorelle, le figlie di perseguitati antifascisti. Infine i bambini, provenienti da famiglie ebree, zingare e slave già deportate per motivi razziali. Pessime le condizioni di vita, massacranti i tempi di lavoro, numerosi i casi di tortura ed assassinio. Circa 9.500 persone transitarono da questo campo e numerosi furono i trasporti che tra l’estate 1944 e il febbraio 1945 partirono per Ravensbrück, Flossemburg, Dachau, Auschwitz, e per Mauthausen.

Nel campo fu attivissima un’organizzazione di resistenza, in stretto contatto con una struttura di appoggio esterna. Decine di persone, dentro e fuori del campo, furono impegnate in una pericolosissima attività di assistenza ai deportati, con particolare attenzione a coloro che venivano inseriti nei trasporti verso i campi di sterminio. Alcune centinaia di deportati ricevettero in questo modo notizie dalla famiglia, viveri, vestiario e denaro. Molti tra coloro che si impegnarono in questa coraggiosa opera di assistenza e di organizzazione pagarono con l’arresto, l’isolamento e anche con le torture il proprio impegno.

Il 12 settembre 1944, prelevati alle 4 del mattino, 23 giovani italiani furono condotti alle Caserme Mignon e assassinati a colpi di pistola. Altri morirono sotto le sevizie degli aguzzini, e in particolare di una coppia di giovanissimi ucraini. A Bolzano-Gries morirono decine di persone: i morti documentati sono circa 60, ma si tratta di un numero certamente approssimato per difetto.

Come il regime nazista tentò di sterminare gli ebrei con la Shoah, allo stesso modo tentò di sterminare tutti i Sinti e Rom con il Porrajmos, termine che nella lingua Romanes’ vuol dire “grande divoramento”. Al pari della più nota Shoah, il Porrajmos fu attuato sulla base delle teorie razziste che caratterizzarono il nazismo e che erano finalizzate a una farneticante purezza della specie umana. Ma mentre per gli ebrei il dramma è oggi sufficientemente noto, non e così per quello subito dai Sinti e Rom al quale è stata dedicata poca, se non pochissima attenzione.

Anche nel Lager di Bolzano – oltre che a Berra, Bojano, Vinchiaturo, Perdasdefogu e nelle isole Tremiti – transitarono i due gruppi etnici maggioritari, i Sinti e i Rom, diretti ai campi di sterminio. Dal campo di transito bolzanino, risulta che il 24 ottobre 1944 partì un trasporto con un centinaio di deportati diretto ad Auschwitz, lager nel quale, al pari di Mauthausen, Flossemburg, Dachau e Ravensbrück, furono internati i Sinti e i Rom insieme agli oppositori politici, ebrei e testimoni di Geova.

Oggi è accertato che i Sinti e Rom sterminati nei Lager nazisti, furono più di 500 mila solo per motivi razziali, e che l’aspetto più terribile della loro detenzione, a partire dal 1943, consistette negli esperimenti scientifici cui fecero da cavie, a molti di loro furono inoculati germi e virus patogeni per osservare la reazione dell’organismo di fronte alle malattie, altri furono obbligati a ingerire acqua salata fino alla morte.

Il Sinto Vittorio Mayer, che riuscì a salvarsi restando con i partigiani, ci ricordava l’arresto con tutta la sua famiglia a Castello Tesino, dove poi furono deportati nel lager di Bolzano e che sua sorella Edvige è morta a vent’anni nel campo di Bolzano, ma non erano i soli sinti periti e passati nel lager di Bolzano, da testimonianze dei vicini contadini, quando si vedeva che i nuovi deportati erano sinti o rom, non venivano nemmeno registrati.

Purtroppo oggi del lager di Bolzano, sopravvive solo il muro di cinta, mentre delle strutture del Lager non rimane praticamente più nulla, per fortuna la Provincia di Bolzano ha posto sotto tutela un tratto del muro di cinta del campo ancora in piedi, e nel 2004 l’Amministrazione comunale ha provveduto a fare installare 6 tabelloni illustrativi lungo il perimetro del muro di cinta, che ci racconta la storia del lager di Bolzano, e dove grazie al Comune di Bolzano e soprattutto al dott. Luigi Spagnolli, all’epoca sindaco di Bolzano, dall’anno 2009 esiste anche una targa commemorativa in memoria di tutti i Sinti vittime dell’Olocausto della seconda guerra mondiale

Ma subito dopo, da persone sconosciute, senza pudore e cuore che commettono simile bassezze, si sono accaniti sulla targa commemorativa sfregiandola, non una volta, ma per ben due volte, questo non solo e oltraggioso, ma e un gesto veramente spregevole.

Ma credo che queste persone non si ricordino, oppure non sono informate di quello che e successo durante la seconda guerra mondiale, tantissime sono state le persone rinchiuse nei lager di tutta l’Europa, e non erano solo Sinti, Rom ed Ebrei, ma c’erano anche dei politici, partigiani, gay, malati di mente, deformi e tante altre persone.

Queste persone che commetterò questi sgarbi alle commemorazioni, non ricordavano oppure non sapevano che loro carnefici non facevano nessuna distinzione di sesso e razza, non gli importava se erano donne, uomini, vecchi e bambini, soprattutto non interessava se erano innocenti o colpevoli. Non si ricordano, non sanno oppure non vogliono sapere che bastava dire una sola parola contro, per essere rinchiuso con tutta la propria famiglia in un vicino lager, per poi essere gettato nei forni crematori. Queste persone non sanno o non gli interessa sapere il terrore e l’orrore che tantissima gente a visto e passato.

Oggi io sono arci convinto che qualche parente di queste persone responsabili del “Bel” gesto, siano di sicuro state colpite dall’olocausto, e mi meraviglio che i loro famigliari, specialmente gli anziani, non gli abbiano fatto sapere tutto il terrore che hanno passato, e l’orrore che hanno visto durante la seconda guerra mondiale, perciò spero proprio che tutte le persone che sanno che cosa e successo nella seconda guerra mondiale, lo tramandano ai propri figli e famigliari.

 

 

1 al 7 febbraio 2018

TRENO DELLE MEMORIA

 

DISCORSO RADAMES GABRIELLI TRENO DELLA MEMORIA 2018

Ad Auschwitz-Birkenau esiste una memoria e una storia che è stata silenziosa per molto tempo e che ha bisogno di essere narrata per essere valorizzata rispetto a quanto può insegnare nel presente.

Nel 1943 a Birkenau fu creato il settore dello Zigeunerlager, al suo interno resta una colonna di quello che fu il laboratorio di Josef Mengele. In quel settore si entrava come “categoria zingara”, è una categoria purtroppo ancora attiva e che produce tanto dolore e tanti pregiudizi.

Questa storia la conosciamo oggi grazie a due testimoni: Piero Terracina, ebreo italiano che era prigioniero a Birkenau nel settore a fianco di quello riservato a sinti e rom, e il prigioniero politico Polacco, Tadeus Joakimoski.

Quella sola notte, sparirono in fumo 3000 persone, ne erano state internate nel solo Birkenau 23 mila. Pochi si salvarono solo perché spostati il primo agosto in altri lager, perché ancora utili come mano d’opera schiava: è il caso di Hugo Hollenreiner e Otto Rosenberg, entrambi fortunosamente scampati alla liquidazione del 2 agosto.

Al coraggio di Tadeus Joakimoski dobbiamo invece il recupero dei nomi dei 23 mila sinti e rom di Birkenau. Tadeus era colui che annotava sul libro mastro del campo dei Sinti e Rom di Birkenau le entrate, era di fronte a lui che i prigionieri rom e sinti diventavano numeri di matricola perdendo la propria identità personale. Tadeus capì che era in progetto la liquidazione totale del settore dei Sinti e Rom di Birkenau, allora qualche giorno prima, prese i libri mastro del campo che aveva compilato e li sotterrò in un secchio di latta.

Tadeus è sopravvissuto ed ha riportato alla luce quei nomi e cognomi alla fine della guerra, altrimenti non sarebbe stato possibile recuperare l’identità di 23 mila persone scomparse ad Auschwitz solo perché considerati una razza inferiore, Sinti e Rom.

Oggi partiamo per Auschwitz – Birkenau: per capire, sapere e vedere, ma come dicevo prima, non tutti sanno che nella notte tra il 2 – 3 agosto del 1944, circa 3000 Sinti e Rom dello Zigeunerlager di Auschwitz-Birkenau, furono inghiottiti nei forni crematori.
Dopo 57 anni, proprio il 2 agosto del 2001, e stata inaugurata l’esposizione permanente al Blocco 13 >> lo sterminio nazionalsocialista dei sinti e dei rom << data anniversario della liquidazione dello Zigeunerlager di Birkenau del 2 agosto del 1944 << Curata dal Dokumentations und Culturzentrum Deutscher Sinti und Roma di Heidelberg, in collaborazione con il museo di Auschwitz – Birkenau.

Per questo, arrivati ad Auschwitz-Birkenau, invito i vostri capi gruppi di informarvi e di accompagnarvi sia ad Auschwitz nel Blocco 13 per visitare e vedere date, foto e molto altro, e sia a Birkenau, per vedere il Zigeunerlager cosi che possiate farvi un idea concreta di tutto quello che è successo in quell’epoca anche ai Sinti e Rom, periti e passati ad Auschwitz – Birkenau.

Il Treno della memoria e un bellissimo progetto e un percorso che fa sapere veramente la vera e cruda verità, ed io sono molto contento di parteciparvi e di essere oggi e per tutti questi giorni con tutti voi.
Ma vorrei anche che questo progetto non finisse il 7 febbraio quando torniamo a casa, ma vorrei che finisse con la partecipazione di tutti voi, al giorno della memoria che con l’associazione Nevo Drom stiamo preparando, perché ancora oggi, anno 2018, la discriminazione razziale verso noi sinti e rom sembra che non abbia mai fine, anche se io sono convinto, e lo credo fermamente, che voi giovani un giorno potrete dare veramente un fine alla discriminazione razziale e ha tutte le forme discriminatorie esistenti.

Questo è uno dei motivi principali del perché ogni anno organizziamo il giorno della memoria, ma soprattutto per dire, far sapere, capire che anche noi sinti e rom siamo stati colpiti dalla seconda guerra mondiale.

E oggi colgo l’occasione per invitarvi a segnare nella vostra agenda la data di domenica 18 febbraio dalle ore 17,00 in sala di rappresentanza del comune di Bolzano in via Gumer 7, per partecipare al giorno della memoria intitolato “la deportazione dei Sinti, Rom ed Ebrei” dove logicamente ci saranno relatori Sinti, Rom ed Ebrei, e che se vorrete, risponderanno anche alle vostre domande.
Alla fine del dibattito, sarà offerto gratuitamente un buffet e della buona musica del Sinto Tedesco, Django Reinhard eseguita da un gruppo Sinto.  Spero con cuore che possiate partecipare invitando anche i vostri compagni e famigliari.

Per finire, vi leggero una breve testimonianza di un sopravvissuto ad Auschwitz, il signor Piero Terracina che è uno dei pochi testimoni diretti, della liquidazione totale del campo di Birkenau riservato ai Sinti e Rom, avvenuta la notte del 2 agosto del 1944. È questo il motivo per cui sono pochissimi i testimoni sinti e rom di questa vicenda, furono praticamente tutti sterminati.

«Con i rom e i sinti eravamo separati solo dal filo spinato. C’erano tante famiglie e bambini, di cui molti nati lì. Certo soffrivano anche loro, ma mi sembrava gente felice. Sono sicuro che pensavano che un giorno quei cancelli si sarebbero riaperti e che avrebbero ripreso i loro carri per ritornare liberi.

Ma quella notte sentii all’improvviso l’arrivo e le urla delle SS e l’abbaiare dei loro cani. I rom e i sinti avevano capito che si prepara qualcosa di terribile. Sentii una confusione tremenda: Il pianto dei bambini svegliati in piena notte, la gente che si perdeva ed i parenti che si cercavano
chiamandosi a gran voce. Poi all’improvviso silenzio.

La mattina dopo, appena sveglio alle 4 e mezza, il mio primo pensiero fu quello di andare a vedere dall’altra parte del filo spinato…Non c’era più nessuno. Solo qualche porta che sbatteva, ( perché a Birkenau c’era sempre tanto vento.) C’era un silenzio innaturale, paragonato ai rumori ed ai suoni dei giorni precedenti, (perché i rom e i sinti avevano conservato i loro strumenti e facevano musica che noi dall’altra parte del filo spinato sentivamo) Quel silenzio era una cosa terribile che non si può dimenticare.

Ci bastò dare un’occhiata alle ciminiere dei forni crematori, (che andavano al massimo della potenza,) per capire che tutti i prigionieri dello Zigeunerlager furono mandati a morire.
Dobbiamo ricordare questa giornata, 2 agosto 1944».